Erasmo in televisione all’EhB

“Olandese, filosofo, elogio della follia, …”, si accende subito uno studente del gruppo quando chiedo dell’omonimo della scuola al bike park del Campus Kaai dell’EhB università (Erasmus Hogeschool Brussel) di Bruxelles. Mi spiega: “L’altro giorno, in un quiz, c’era una domanda su Erasmo e allora, ovviamente, ho prestato molta attenzione”.

Questo studente non è l’unico spettatore di questo quiz, ma per inciso, la conoscenza di Erasmus da parte degli studenti non si estende molto lontano. Frequento un corso di formazione per insegnanti e un corso post-laurea sull’etica nella sanità, e parlo a gruppi di studenti nel campus. Alcuni non vanno oltre “un uomo”, altri pensano a un santo (in effetti, esiste anche un Sant’Erasmo). Fortunatamente, citano anche uno scrittore o un filosofo, da qualche parte tra il 1300, il 1800 e persino il 2000 (“ma credo sia già morto”). I docenti sanno molto di più su di lui. Un docente viene in aiuto di una coppia di studentesse fuori dal campus di Jette, che ridendo ma anche un po’ imbarazzate non sanno come rispondere (solidarietà tra fumatori).

Dall’inizio di quest’anno Cynthia de Bruycker è direttrice del settore Educazione e ricerca dell’EhB. Vede nella mia visita una grande opportunità per riflettere sul significato di Erasmo come educatore e umanista e su ciò che ha a che fare con l’Università di Scienze Applicate. Invita alcuni colleghi per un’intervista di Brecht Ranschaert con me in un vero studio per fare una registrazione per l’intranet (questa intranet si chiamava Dizzy Desi, dal nome di Desiderius). Inutile dire che sono piuttosto nervoso per il risultato.

Forse presto, grazie a questa iniziativa, tutti a EhB conosceranno il significato di Erasmo per il professionista del XXI secolo. Probabilmente passerò da Bruxelles durante il mio pellegrinaggio.

In bicicletta a Bruxelles

Non specificamente Erasmo, ma del XXI secolo: in particolare al campus sanitario Jette, studenti e insegnanti reagiscono stupiti quando dico loro che andrò in bicicletta a Lovanio: “Certo che è una strada lunga!”. (meno di 40 km da Bruxelles, se non si va a zonzo). Ma soprattutto che ho il coraggio di pedalare proprio a Bruxelles. In effetti, mi ci è voluto un po’ per abituarmi: qua e là è segnalata una pista ciclabile, un momento una corsia sulla strada, il momento dopo sul marciapiede a sinistra, a destra o insieme ai pedoni. Non c’è da stupirsi che si vedano meno ciclisti rispetto, ad esempio, a Lovanio, dove sono arrivato ora. È comunque abbastanza gestibile, ma la segnaletica per le biciclette sarebbe sicuramente d’aiuto: se a Bruxelles ci sono cartelli per i ciclisti, tutti indicano una vicina stazione della metropolitana; che senso ha? E, come qualcuno ha osservato, come Erasmo a cavallo attraverso Bruxelles potrebbe essere più sicuro, ma questo è riservato alla polizia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *